Come si calcolano le tariffe assicurative

da | 12 Ago 2022

Spesso ci domandiamo quali criteri vengono adottati dalle Compagnie di Assicurazione per le loro tariffe. Sono stabilite così a caso? Perché spesso si registrano significative differenze tra una compagnia e l’altra? Perché tanta differenza di premio per lo stesso rischio tra una zona e l’altra?

Procediamo con ordine e vediamo come si giunge alla determinazione dei premi assicurativi riferiti ad un dato “rischio”, ovvero, per intenderci, a quelle evenienze negative dalle quali vogliamo preservarci.

Ma, ancor prima di addentrarci nel merito assicurativo, vediamo quali sono le vie per fronteggiare queste evenienze negative, future, apportatrici di danni. La via più scontata è quella della “prevenzione”, ossia tutti quegli accorgimenti da adottare per impedire o, comunque, limitare i danni che un determinato evento può causare. Tuttavia, sappiamo, vi sono delle eventualità future che, ahinoi, nessuna “prevenzione” può impedire: si tratta dei cosiddetti “atti di Dio”, ovvero quegli eventi dovuti alle forze della natura (terremoti, alluvioni ecc.). In questi casi, però, se la prevenzione non può impedire il verificarsi di quel dato evento, può senz’altro attenuare o eliminare i danni che l’evento potrebbe produrre. Per fare un esempio pratico, in caso di terremoto lo stesso non può essere impedito ma, certamente, i suoi effetti possono essere ridotti attraverso costruzioni antisismiche.

Dunque la “prevenzione” non scongiura ogni futura eventualità negativa ma può sicuramente limitarne gli effetti. Questo concetto di “prevenzione” si è ulteriormente rafforzato nel tempo tramite quell’arcano che si chiama “Assicurazione”. Ovviamente l’assicurazione non può avere la funzione di scongiurare l’evento temuto ma, semmai, quella di trasferire gli effetti economici del dato evento su un altro soggetto, l’assicuratore per l’appunto.

Dobbiamo, tuttavia, fare una distinzione tra “prevenzione” ed “assicurazione”: la prima elimina o riduce il danno per la collettività (es. dighe, argini, rimboschimenti ecc.), la seconda invece lo fa solo per il singolo che ha sottoscritto una polizza di assicurazione per preservarsi dai danni di un dato possibile evento.

Premesso tutto ciò, vediamo come le Compagnie di Assicurazione arrivano al costo finale di una polizza (premio) a fronte di un dato rischio. La risposta è molto semplice: in base ai risultati di rilevamenti statistici. Più semplicemente: quanti sinistri di quel tipo (infortuni, furto, incendio od altro) si sono verificati in un dato periodo di tempo in quella data zona? In base alle risposte verrà, così, a determinarsi il “premio” attraverso la preziosa opera degli “Attuari” che, ricorrendo alle loro competenze matematiche, stimeranno alcune variabili demografiche o economico-finanziarie rapportate al ricordo storico di ciò che è avvenuto nel passato.

Tuttavia va fatta una precisazione. Va distinto, infatti, il “premio puro” ed il “premio di tariffa”. La differenza consiste nel fatto che mentre il primo (premio puro) è un riscontro “tecnico” fondato esclusivamente sulla frequenza probabile del verificarsi dell’evento assicurato, il secondo, invece, ha una funzione prevalentemente “amministrativa” comprendente, cioè, tutti i costi ivi compresa una quota di utile.

Questi, dunque, sono i criteri adottati per la quantificazione delle tariffe stabilite attraverso il ricorso alla matematica attuariale, ovvero quel particolare settore della matematica che studia tutte le problematiche connesse al mondo delle assicurazioni ed alla conseguente gestione dei rischi col ricorso a rilevamenti probabilistici, statistici e finanziari.
Mimmo Inzerillo

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