Sicurezza finanziaria in pensione: consigli utili

da | 5 Lug 2024

Nell’ultima del 28/06/2024, vi abbiamo intrattenuti sulle possibili soluzioni mirate alla protezione dei nostri risparmi.

Oggi, vogliamo ancora parlarvi di ciò e dare i nostri utili consigli in particolare a quella categoria di persone alle quali, spesso, non è data la considerazione che meritano, ed  “archiviate”, sia pur benevolmente, come voci di un passato che non è più. Parliamo dei pensionati, categoria della quale anche il sottoscritto si pregia far parte. Dunque, in continuità con la nostra precedente, entriamo nel merito degli obiettivi pensionistici che i singoli dovrebbero porsi.

L’incubo di molti pensionati, si sa, è quello di restare “al verde”, principalmente per la non strabiliante capienza della propria pensione.

Restare “al verde” significherebbe dover ricorrere ai propri figli o, se si è in grado di farlo, riprendere a lavorare.

Tutto ciò sarebbe davvero frustrante dopo una vita di lavoro!

Che fare allora? Ricorrere alla saggezza che è innata nei pensionati! Cominciare, innanzitutto, a fare dei conti e, poi, definire gli obiettivi pensionistici da raggiungere.

Nel merito, la prima cosa da verificare è accertare quanto ci costerà andare in pensione. Per fare ciò, vanno tenute in considerazione quelle spese delle quali non è possibile avere un particolare controllo e che, per tale ragione, possono definirsi come “spese non discrezionali”, più precisamente quei costi a cui è impossibile sottrarsi.

Rientrano in quest’ordine le spese quotidiane, vale a dire le spese per gli alimenti, quelle per il carburante della nostra auto, le varie utenze ed altre similari.

L’altra voce importante è costituita dai cosiddetti “debiti”, cioè quelli  attribuibili all’uso di carte di credito, mutui, prestiti ed altro che, come sappiamo, implicano degli adempimenti periodici indifferibili.

Non ultime, le tanto amate imposte alle quali nessuno può sfuggire, neppure il povero, indifeso pensionato.

Ma non è tutto qua, ci sono, infatti, anche quelle voci che potremmo definire “spese discrezionali” che, ovviamente, sono strettamente correlate alle situazioni dei singoli.

Sono spese che, in quanto “discrezionali” non costituiscono né una priorità né, tantomeno, una necessità. Sono, in pratica, quelle spese non imprescindibili ma che, purtuttavia, non possono essere negate al caro pensionato.

Ci riferiamo a quelle piccole, innocenti “evasioni” che dovrebbero costituire un diritto acquisito dopo una vita di lavoro. Parliamo di piccoli extra, come la pizza con gli amici, un viaggetto con la nostra metà, un hobby o, ancor meglio, un pensierino per gli adorati nipotini.

Come ben vedete, neppure la tanto attesa pensione potrà garantirci quella serenità così desiderata durante la nostra vita attiva. A questo punto è d’uopo entrare nel merito del problema e cercare la soluzione.

Innanzitutto dobbiamo avere un’idea molto chiara di quelle che sono le nostre entrate da pensione, estrapolandole da un eventuale reddito da investimenti ove sussista.

Fatta questa verifica, si deduce che la differenza tra il reddito totale (pensione – dato certo – più reddito da investimenti) e le spese totali di cui sopra, costituisce il nostro risparmio netto.

Stabilito ciò, è giunto il momento di decidere come allocare questi eventuali “attivi”. È pensiero diffuso che sia conveniente investire solo in strumenti a reddito fisso come le obbligazioni. Questa percezione, infatti, fa ritenere che l’obbligazionario sia più sicuro dell’azionario a causa della elevata volatilità a breve termine delle azioni.

In effetti, è proprio così ma, non dimentichiamo il nostro caso però, … stiamo parlando di pensionati la cui aspettativa di vita è quella che è.   

Nella sostanza, dobbiamo ispirarci a quel principio secondo cui l’audacia è la virtù dei forti e, assodato che ragioni anagrafiche non ci consentono un arco temporale a lungo termine, prendiamo una decisione “audace”! E’ implicito che codesta decisione ci porterà a scendere a compromessi, sostenendo maggiore volatilità a breve termine per ottenere rendimenti superiori, ma pur consapevoli, però, di tutti i rischi che ciò comporta. Per essere ancor più chiari, tutto questo ben sapendo che, se i mercati azionari possono totalizzare rendimenti annui importanti, parimenti, possono subire brusche negative variazioni da un momento all’altro.

Naturalmente queste sono decisioni da demandare solo al sentire dei singoli.

Nel merito di questo amletico caso, AXA ha studiato delle soluzioni che riescono, entro ragionevoli limiti, a far conciliare le due problematiche, ovvero limitare la volatilità e, contestualmente, garantire una soddisfacente redditività. Potrebbe, questa, essere la soluzione più adatta per chi non vuole esporsi più di tanto ma, nel contempo, accettando un “pizzico” di rischio e sperare nella benevolenza dei mercati.

Per concludere, cari Signori, è il caso di ricordare che i tempi sono cambiati ed i “numeri” del passato sono solo irripetibili chimere! Perché possiate rendervi conto di ciò, vi indichiamo alcuni dati:  i rendimenti di un ottimo fondo nel 1990 erano oscillanti tra il 13 ed il 14%, oggi il tra il 2 ed il 3% circa. Questi, sappiatelo, sono dati reali, fate dunque le vostre valutazioni.
Mimmo Inzerillo