Protezione personale VS Stato sociale

da | 1 Mar 2024

Zygmunt Bauman, famoso filosofo-sociologo polacco, sosteneva che uno Stato può definirsi “sociale” allorquando promuove il principio di un’assicurazione collettiva e sottoscritta dalla comunità contro le disgrazie individuali e le loro conseguenze.

Già in passato, presso i Romani, aveva preso forma un simile concetto di mutualità, anche se però circoscritto solo ad alcune categorie di cittadini e non all’intera collettività. Erano i “collegia funeraria”, ovvero un insieme di norme giuridiche che garantivano tutte le spese conseguenti alla sepoltura degli associati ed i primi interventi a favore dei familiari rimasti privi di risorse.

La finalità di Bauman, è certo un concetto di innegabile effetto, ovviamente nel senso da lui inteso. Oggi, dato il susseguirsi incessante di fenomeni come alluvioni, terremoti, tempeste ecc., il nostro governo ha ritenuto di intervenire rendendo obbligatoria, per il momento solo per le imprese, un’assicurazione contro tali eventi. La Legge di Bilancio prevede infatti che tutte le imprese operanti nel nostro territorio dovranno assicurarsi entro il 31/12/2024.

È intuitivo che, a seguire, sarà la volta di tutti i privati cittadini. Tuttavia, ciò che si  differenzia dal pensiero di Bauman, è che saranno i privati a pagarsi queste polizze e non quell’agognato “Stato sociale”.  Appare del tutto chiaro che queste misure vengono prese per sollevare lo Stato da quegli interventi, ex post, che tanto pesantemente incidono sul bilancio, distogliendo risorse che potrebbero essere utilizzate per altre importanti finalità.

Fatta questa considerazione, a parte quanto previsto dalla Legge 213/23 (1°comma da 101 a 111), deduciamo che contro le disgrazie individuali dobbiamo arrangiarci autonomamente, in quanto quello “Stato sociale” che a tutto pensa, esiste solo nell’immaginario di pochi irriducibili sognatori… e, forse, anche Bauman è tra questi.

Questo è un argomento che, già in altre occasioni, abbiamo affrontato per cui, pienamente consapevoli che i tempi sono profondamente cambiati, dobbiamo prendere atto di ciò e decidere sul da farsi. Oggi, qualunque cosa, in qualunque campo, richiede un’analisi attenta, mirata a precise esigenze e rispettosa delle regole, conseguendone che la superficialità ed il pressapochismo dei tempi passati non è più ammissibile.

Assodato ciò, si conclude che, per dar corpo ad una efficace “barriera protettiva”, si deve cominciare dagli elementi basilari della nostra quotidianità, ovvero  la protezione dei nostri beni, come la nostra casa, la nostra attività, poi la protezione della nostra salute non sempre garantita da un sistema sanitario ormai limitato, la necessità di integrare la nostra pensione date le non confortanti previsioni per il futuro e tanto altro ancora.

Cari amici, siamo realisti, mala tempora currunt et peiora premunt, tanto recitava quel vecchio detto latino, per cui siamo pragmatici e non facciamoci trovare impreparati; predisponiamo per tempo un piano di tutela, quanto più completo possibile, commisurato alle nostre reali possibilità.

Infine, non dimentichiamo che queste coperture assicurative non sono prodigiose dispensatrici di miracoli ma, più concretamente, la garanzia di provvidenziali ed insostituibili interventi laddove se ne riscontrasse la necessità.
Mimmo Inzerillo

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