Di questi tempi si sente ripetere spesso, quasi ossessivamente, la parola democrazia ma, fatto assai inconsueto, sembrerebbe che a questa parola, da parte dei politici, vengano attribuiti più significati conseguendone una interpretazione di convenienza, quasi ad personam per intenderci.
La parola “democrazia”, è un sostantivo che deriva dal greco antico, demos (popolo) kratos (potere) cioè potere o, meglio, governo del popolo; dunque questo il significato che noi – comuni mortali – le attribuiamo e che implica un pacifico confronto con chi non la pensa come noi, per cui è proprio da questo confronto di idee che, poi, si giungerà ad una sintesi comune alla quale seguiranno le soluzioni più vantaggiose per i cittadini.
Tutto ciò oggi non esiste; chi non la pensa come noi è un nemico da combattere con tutti i mezzi, leciti e non leciti, ed è proprio questo concetto che, oggi, caratterizza il confronto politico.
Quella “political correct”, parola con cui taluni amano riempirsi la bocca, è soltanto un’espressione buttata giù a caso, non suffragata da alcun senso logico ed alla quale viene attribuito il significato più confacente alle proprie idee, ignorando del tutto quelle altrui.
Oggi, chi non ha ottenuto il consenso dei propri elettori, non cerca di riconquistarlo con l’apporto di idee innovative, di nuovi progetti, ma solo ricorrendo all’arma dei vili, ovvero la delazione, quella mirata a screditare l’avversario. Con l’arma della delazione e con l’aggiunta anche delle cosiddette “fake news”, vengono attribuite agli avversari tutte le nefandezze del mondo, come una condotta antiliberale, antidemocratica, sovversiva e chi più ne ha più ne metta. Queste, come avrete ben capito, sono la “specialità della casa” di talune correnti politiche che, per un cronico vuoto di idee che permane ormai da tempo immemore, intendono così combattere i propri avversari.
Questa poco rassicurante premessa, induce il comune cittadino, spesso disorientato, a darsi verso nelle more che tutto cambi (in meglio….?); intanto agire autonomamente, correndo ai ripari con un piano assicurativo che, entro i limiti delle proprie disponibilità, possa garantirgli un margine di sicurezza mirato alla protezione ed alla previdenza.
In parole povere, intanto, mettere “un ferro dietro la porta” costituito da coperture assicurative ad hoc che possano sopperire alle criticità dell’attuale situazione, poi, più in là, se qualcosa cambierà, tanto di guadagnato!
Nel merito di ciò, ricordiamo il senso della famosa frase del film Il Gattopardo, “perché tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”, ma noi, fermi sostenitori che l’ottimismo sia il sale della vita, vogliamo credere che tutto cambierà ma …. assolutamente in meglio!
Mimmo Inzerillo