Infortuni sul lavoro: quanto sei coperto davvero?

da | 11 Lug 2025

Il rischio di un infortunio purtroppo è sempre dietro l’angolo. Quest’insidia è sempre presente: sia nell’ambito della nostra vita lavorativa che nell’ambito extra lavorativo. A comprova, vi diamo alcuni dati sulla frequenza degli infortuni.

Pensate, nel 2024, secondo l’ultima relazione dell’INAIL, le denunce di infortunio sul lavoro sono state ben 593.000.

Naturalmente questi sono i dati ufficiali, ma pensate al lavoro sommerso ed al gran numero di infortuni, il più delle volte, neppure denunciati.

Questa situazione si riscontra principalmente nel settore dell’edilizia e dell’agricoltura, dove il “nero”, al Sud in particolare, è spesso una costante.

Sono 1202 gli infortuni con esito mortale e, questo, deve far riflettere sull’importanza di una copertura assicurativa.

Il nostro è un paese singolare e ricco di contraddizioni: siamo un paese di risparmiatori ed il 70% degli italiani è proprietario della casa in cui abita ma, purtuttavia, incomprensibilmente riluttante verso il mondo delle assicurazioni.

Per dirla breve, risparmia, fa sacrifici per l’acquisto della casa ma fa molto poco per tutelarsi dalle incognite del futuro.

Certe volte, e badate bene, non con la mente dell’assicuratore ma di un comune cittadino, mi chiedo come un artigiano in genere, soggetto costantemente esposto a rischio di infortunio, non pensi a tutelarsi contro tali evenienze. Ha l’accortezza di risparmiare, di comprarsi la casa ma non quella di tutelarsi contro le conseguenze degli imprevisti: è una cosa davvero strana! 

A parte i postumi invalidanti che possono residuare da un infortunio, come si può non pensare al danno economico che può derivare da un’interruzione della propria attività?

Questa insensibilità è frutto non solo di tanta superficialità ma, anche, della sottovalutazione di determinati aspetti.

Gli autonomi, compatibilmente alle difficoltà dei tempi correnti, in linea di massima, hanno delle entrate che consentirebbero loro di tutelarsi adeguatamente ma, come detto, nel più dei casi, non intendono investire neppure un centesimo per queste coperture, tantomeno per l’aspetto previdenziale.

Evidentemente, si contenteranno delle future pensioni che, probabilmente, saranno da nababbi!

Che dire cari Signori? Ognuno è responsabile del proprio destino!

Un bagno di realtà sarebbe davvero salutare, tanto più se si è consapevoli del fatto che, questo, non è il momento migliore per aspettarsi improbabili provvidenze dalle istituzioni.

I tempi sono quello che sono, dunque è a noi che spetta il compito di programmare il nostro futuro, oltre che il nostro presente, s’intende.
Mimmo Inzerillo