La recente tragedia, avvenuta al largo di Porticello, ha visto coinvolto il lussuoso veliero “Bayesian”, riproponendo, ancora una volta, il ruolo centrale che le Compagnie di Assicurazione occupano in simili drammatiche circostanze.
Sette persone sono morte e, purtroppo, non c’è alcun rimedio per queste vite perdute, … nessuno potrà mai restituirle; quantomeno, però, è possibile garantire a chi resta, il riconoscimento di un valore alle stesse, sia pur esso espresso in freddi, crudi termini economici.
Lo sappiamo bene, il valore di una vita non ha prezzo ma, purtuttavia, un indennizzo a chi resta lascia un segno concreto, anche se, nel caso specifico parliamo di gente che, certo, di problemi economici non ne ha.
Facendo un’analisi cinica, distante da ogni umano sentimento e scevra da ogni emozione, da tecnici insomma, va attribuito ad una vita umana il suo presumibile equivalente in termini squisitamente economici; e questo, naturalmente, è il compito specifico delle assicurazioni.
Ma veniamo ai fatti; questo veliero aveva un valore stimato di 16,5 milioni di Euro e, come per tutti i natanti di questo tipo, per la navigazione sono necessarie due assicurazioni: la prima, definita in termini tecnici “Protection and Indemnity”, l’altra, una sorta di polizza Kasko che copre sino al valore massimo del natante nel caso di perdita o danneggiamento, ivi compreso l’eventuale recupero dello stesso.
Nella norma, sia pur entro valori non strettamente vincolanti, è previsto un massimale di almeno 2 miliardi di Dollari (Euro 1.800.000.000) che, entro tale limite, potrà garantire la refusione dei danni.
Tuttavia, dati gli ingenti risarcimenti che circostanze simili comportano, sono davvero poche le Compagnie che operano in questo delicatissimo settore, addirittura solo 12 in tutto il mondo.
Questa norma, ovviamente, è valida per la navigazione di tutti i natanti come il Bayesian, navi passeggeri e cargo comprese.
L’importanza di cautelarsi da tali eventi, fu avvertita già in epoca medievale (1350 circa) nelle Repubbliche marinare di Genova e Venezia, notoriamente molto attive nei trasporti marittimi.
Una copiosa silloge documentaria ha accertato che, in quel periodo, nelle suddette Repubbliche, presero forma i primordi di un contratto avente la funzione di coprire i rischi della navigazione, principalmente per le merci trasportate.
Ciò, in massima parte, fu dovuto al fatto che, già allora, era in atto un’autentica rivoluzione commerciale traente origine dal fermento politico ed economico che caratterizzò quel periodo e, dunque, precursore di quello che poi, nel secolo a venire, interessò tutti gli altri ambiti delle attività umane, con l’esaltazione dell’italico genio, ovvero il Rinascimento.
Evitiamo di dilungarci oltre nell’argomento, tuttavia non esimendoci di rimarcare, ancora una volta, il ruolo delle assicurazioni ed evidenziando quali sarebbero gli effetti se esse non esistessero. Per fare un esempio, ricordiamo il caso dell’affondamento della Costa Concordia nel quale, nella notte tra il 13 e 14 gennaio del 2012, perirono 32 persone. Nella circostanza, la nave era assicurata per 500 milioni di Euro con il gruppo assicurativo AON, mentre il rischio passeggeri era distribuito con diverse compagnie che, complessivamente, hanno dovuto far fronte a risarcimenti ai passeggeri ed all’equipaggio (circa 3.600 persone) per oltre un miliardo di Euro. Riteniamo, dunque, che siano sufficienti solo questi dati per dare un’idea della complessità di argomenti come questo e dei suoi enormi risvolti in termini economici.
Mimmo Inzerillo